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Piegarsi o non piegarsi? Durante il mal di schiena posso sollevare carichi?

Il mal di schiena aspecifico (Non-Specific Low Back Pain, NSLBP) è la principale causa di disabilità a livello mondiale e si stima che 818.000 anni di lavoro vengano persi ogni anno per questo disturbo. Ci sono prove che riportano che il sollevamento di carichi possa essere un fattore di rischio per lo sviluppo e l’esacerbazione del NSLBP. Inoltre, tra i professionisti sanitari e la popolazione si ha la convinzione che sollevare oggetti o carichi con la colonna in flessione possa avere un ruolo causale nel NSLBP. Come diretta conseguenza di questa convinzione, i professionisti sanitari e chi si occupano di salute sconsigliano di effettuare il compito di sollevamento flettendo la colonna, mantenendo anzi per tutta la durata dell’esecuzione una “schiena dritta”. Sebbene sollevare con la schiena dritta sia un’opzione preventiva largamente utilizzata e diffusa negli ultimi decenni, non si è mai raggiunta una riduzione dell’incidenza del NSLBP occupazionale, ossia legato al lavoro, il che è a dir poco scoraggiante. Questo consiglio nasce da una serie di lavori, svolti su cadaveri o animali, che hanno dimostrato che la colonna lombare diventa più suscettibile al carico applicato in flessione oppure quando vengono combinate la flessione e la compressione. Rimangono tuttavia dei dubbi su quanto questi risultati possano essere applicabili alla vita di tutti i giorni o in tessuti viventi.


Cosa succede quando ci pieghiamo?

I professionisti sanitari spesso consigliano ai propri pazienti di piegarsi verso terra cercando di mantenere la schiena dritta ed è noto che le credenze dei fisioterapisti influenzino quelle dei pazienti ed indirettamente l’outcome. La principale argomentazione a favore di questo consiglio sono alcuni lavori di biomeccanica che hanno dimostrato quanto il disco intervertebrale sia più vulnerabile in posizione di flessione rispetto a quella neutra e che dischi sani possono erniare se esposti ripetutamente a carichi in flessione, compressione e rotazione. Non solo il disco sarebbe

più vulnerabile, ma ci sarebbero anche maggiori forze di taglio e possibili conseguenze negative su diversi tessuti periarticolari. Un grosso limite di questi studi però, è che vengono completamente trascurati aspetti rilevanti quali la variabilità del movimento, l’adattamento dei tessuti al carico o i tempi di riposo.

Ci sono alcuni sport che portano a grosse sollecitazioni in flessione della colonna, dove addirittura si è visto quanto il carico compressivo possa essere benefico per indurre adattamenti positivi nel disco nella trofia e nella tolleranza al carico. Alcuni studi fanno emergere un punto importante sul dibattito della flessione della colonna lombare: non abbiamo prove in vivo di qualità che affermino che la flessione lombare debba essere evitata durante il sollevamento di oggetti per la prevenzione o per evitare l’insorgenza o ricorrenza del NSLBP.


Cosa ci dice la letteratura scientifica?

In letteratura mancano studi longitudinali di qualità. In sostanza, vista l’importanza di questo argomento, sono necessari studi di qualità più elevata per definire con certezza se la cinematica della colonna debba preoccupare oppure no. Ci sono anche delle criticità per quanto riguarda la numerosità campionaria. Spesso i campioni mancano del numero necessario di soggetti per raggiungere la potenza statistica.

Per concludere è evidente che bisogna ancora fare luce su molti aspetti di questo argomento per raggiungere posizioni certe, ma, molti studi fanno emergere che forse la diatriba della flessione della colonna lombare debba essere ridimensionata. È pur sempre vero che il retaggio della schiena dritta proviene da una visione alquanto “discocentrica” del dolore. Decenni di ricerca hanno però dimostrato quanto il disco sia solo una piccola parte del puzzle del dolore, in quanto è possibile avere danni o degenerazioni discali senza avere dolore, i chirurghi possono rimuovere chirurgicamente il disco, ma il dolore permane e la degenerazione potrebbe essere un normale passaggio dell’invecchiamento ed è anche probabilmente legata maggiormente a fattori genetici. Favorire questo tipo di informazione “discocentrica” può rendere timorosi e catastrofici riguardo al dolore, invece di fornire messaggi rassicuranti che inducano al fronteggiare le paure, all’esposizione graduale al carico e alla guarigione.


Conclusione

La flessione lombare va ridimensionata all’interno dell’approccio biopsicosociale. Se non abbiamo prove per dire che sollevare con la schiena dritta sia più sicuro, la posizione della schiena del task di flessione è probabilmente meno importante rispetto al tipo di task, al contesto, alle credenze e alle esperienze pregresse. Esiste una certa variabilità motoria nell’esecuzione di un task e questa non deve necessariamente modificarsi per migliorare gli outcome clinici. Alla luce di questo si ha la possibilità di provare diverse strategie con i propri pazienti e individuare quella in cui ci si sente a proprio agio. Abbiamo forti evidenze che il NSLBP sia influenzato da diversi fattori biopsicosociali, tra cui la paura del movimento e le credenze, per cui il perpetuare questa strategia di fuga dalla flessione della colonna lombare durante il sollevamento di oggetti risulta molto difficile da giustificare.

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